giovedì 30 maggio 2013

Depurazione, fogne, consumi: la Lombardia fa acqua

Legambiente accende i riflettori sulla grande emergenza ambientale da tempo trascurata in Lombardia: quella della drammatica insufficienza e arretratezza del sistema fognario e depurativo, che richiede oggi ingenti investimenti per evitare le multe europee. 
Dal 1992, anno d’istituzione della Giornata Mondiale dell’Acqua, purtroppo è cambiato poco per lo stato di salute di falde e corpi idrici superficiali nella nostra regione. E gli attacchi continui ai corsi d’acqua inLombardia, Olona e Lambro in particolare, lo dimostrano. Negli ultimi mesi si sono ripetuti sversamenti di tensioattivi e liquami nei fiumi ricreando preoccupanti analogie con il passato, quando i corsi d’acqua erano considerati al pari di canali di scolo per rifiuti di ogni genere. Il dato di fatto però è che, al netto delle condotte criminali, l'intera rete scolante da tempo è inadeguata a gestire le acque di scarico di una regione di 10 milioni di abitanti, e quindi sempre più spesso questi attentati alla vita dei fiumi sono legati a sistematici malfunzionamenti di fogne e collettori, che in tutte le provincie richiedono investimenti per svariati miliardi di euro. 


E se non bastasse il quadro desolante dello stato dei fiumi in pianura, le cose non vanno meglio in montagna, dove all'inquinamento si aggiunge il proliferare delle richieste di concessione per la produzione di energia idroelettrica. Nelle sole province alpine, esclusa Sondrio che ha introdotto una rigorosa regolamentazione, sono state centinaia le istanze sottoposte dal 2008 ad oggi e non esiste più fiume o torrente che non sia oggetto di almeno una richiesta di concessione per il mini idroelettrico (120 concessioni attive e 200 richieste a Brescia, 30 attive e 150 richieste a Bergamo, 61 richieste a Como, 7 attive e decine di richieste per 21 corpi idrici a Varese). 


Legambiente lancia un allarme anche sul problema nitrati. Troppo lentamente si stanno attuando le prescrizioni della Direttiva Nitrati della UE. Un problema che in Lombardia è accentuato dalla elevatissima densità di allevamenti zootecnici nella Bassa Pianura, ma che, soprattutto per quanto riguarda le falde, ha tra le proprie cause principali proprio l'obsolescenza e le perdite della rete fognaria, essendo i nitrati uno dei prodotti più persistenti dell'inquinamento da liquame fognarioBen il 13% circa delle stazioni di monitoraggio di Arpa per le acque superficiali ha evidenziato, per il periodo 2008-2011, valori massimi delle concentrazioni di nitrati superiori ai 50 mg/l NO3, individuati come soglia dalle linee guida europee, e la situazione non dà segni di miglioramento. 

Di fronte alla gravissima situazione di inquinamento generalizzato delle acque di fiumi, laghi e falde della Lombardia, lì'associazione ambientalista ha preso carta e penna per segnalare la criticità agli assessori all'ambiente, all'agricoltura, alle infrastrutture e al territorio, esortandoli ad attivare e mantenere una task force sul risanamento idrico.
“Alla giunta Maroni chiediamo un forte impegno per mettere in campo un programma di infrastrutture fognarie e depurative adeguato a perseguire gli obiettivi vincolanti imposti dalla direttiva europea sull'acqua - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia -  Il sistema delle infrastrutture e quello dei controlli risultano ancora gravemente insufficienti. Siamo consapevoli che si tratta di materia complessa e che richiede la mobilitazione di risorse per investimenti plurimiliardari, per questo auspichiamo uno sforzo trasversale agli assessorati, attraverso una task force regionale che integri le politiche regionali e rafforzi gli strumenti in questo settore estremamente strategico, a partire dall'attività di monitoraggio e di messa a disposizione di tutti i cittadini delle informazioni sullo stato di salute della risorsa idrica, informazioni oggi spesso inesistenti e comunque poco o per nulla accessibili”.

Il quadro gravissimo di inquinamento delle acque è solo in parte mitigato dalla grande disponibilità di risorse idriche in Lombardia: le precipitazioni ci garantiscono l’arrivo di circa 27 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, e non mancano sistemi naturali di accumulo per far fronte alle siccità: nevai, ghiacciai, laghi e falde fanno della Lombardia una delle regioni d'Europa con maggior disponibilità idrica. Nonostante ciò abbiamo problemi ciclici di scarsità idrica nei mesi caldi. Tra le cause di questa situazione sicuramente c’è l’eccessivo prelievo d’acqua
In Lombardia ogni goccia d'acqua che cade dal cielo viene usata cinque volte prima di defluire verso il mare, infatti i prelievi idrici si attestano a quasi 130 miliardi di m3/anno, gran parte dei quali (il 72%) prelevati e reimmessi nei fiumi dopo aver azionato le turbine delle centrali idroelettriche. “L’eccessivo sfruttamento provoca enormi problemi di qualità delle acque superficiali e sotterranee, perché avviene a scapito della circolazione idrica naturale necessaria a mantenere vivo l’ecosistema e a diluire gli inquinanti – insiste Di Simine -  quantità e qualità vanno di pari passo e per questo è fondamentale puntare ad aumentare le portate dei corsi d’acqua e delle falde riducendo i consumi superflui e gli sprechi, particolarmente rilevanti nei settori civile e agricolo”.

Il settore agricolo è di gran lunga il principale utilizzatore d’acqua in Lombardia, la percentuale per il solo comparto irriguo-agricolo, al netto degli usi energetici, arriva fino all’84% del totale. Gli altri usi significativi sono quello civile con l’11% e l’uso industriale con il 5%. Per gli usi civili siamo particolarmente spreconi: la media di consumo dei lombardi è di oltre 200 litri/abitante al giorno, una enormità in rapporto ai 130 litri/ab di Paesi come la Germania. 
La priorità è senz'altro quella di ridurre i consumi idrici in agricoltura, il settore più esigente e che più di tutti deve mettere in campo strategie di adattamento al nuovo contesto di variabilità climatica, modificando orientamenti colturali e privilegiando colture meno esigenti, favorendo il risparmio idrico e il riutilizzo a fini irrigui delle acque depurate.
La grande emergenza lombarda si conferma l’annoso problema degli scarichi inquinanti civili ed industriali, dei depuratori mal funzionanti e dell’artificializzazione dei corsi d’acqua che fanno sì che ad oggi il 50% dei nostri corsi d’acqua non raggiunga uno stato di qualità accettabile. Siamo ben lontani, dunque, dagli obiettivi che la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) ci impone di raggiungere entro il 2015. 

Nessun commento: