Per quanti anni ancora i cascami delle vecchie strategie di sviluppo della città condizioneranno il futuro di Varese?
Il
post-covid sembra debba essere improntato ad un cambio radicale anche
delle strategie di governo delle nostre città, almeno nelle
dichiarazioni d’intenti, ma le polemiche e il dibattito sui media si
confrontano con fatti che originano dalle scelte di un passato ormai
remoto.
Siamo
pronti ad accettare la sfida per soluzioni innovative anche sulle
questioni minute che interessano la qualità della vita in città. Certo
poter contare su piani e programmi adeguati ed efficaci sarebbe di
aiuto. La revisione del Piano Governo del Territorio (PGT) e il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS) potrebbero
cambiare organicamente la visione della città e porre rimedio agli
effetti negativi dell’onda lunga delle scelte del passato. Per questo la
nostra preoccupazione principale rimane sui ritardi accumulati per i
piani, con gli importanti momenti di partecipazione condivisione e trasparenza che tali revisioni devono prevedere.
Ma tornando alla visione puntuale ecco un piccolo elenco dei casi che occupano il dibattito estivo:
- l’abbattimento dei cedri in viale Borri
- la realizzazione del nuovo collegamento in via Selene
- il traffico insostenibile e le proposte di risoluzione in largo Flaiano
- l’ennesima massiccia edificazione di fronte all’ingresso del vecchio ospedale (imm. Erica)
- il progetto stazioni e lo sviluppo verso Belforte con la proposta di “master plan”
Sono
episodi diversi per impatto, dimensioni e obiettivi ma che riguardano
tutti la stessa area della città e che si confrontano con la più
significativa quanto discussa trasformazione urbana degli ultimi
decenni: la rigenerazione dell’area della ex-Malerba.
Questa
lunga storia, fatta di discussioni, piani, vertenze, opposizioni, e
scelte delle istituzioni difese a spada tratta o osteggiate da
maggioranze e minoranze politiche, ha visto Legambiente in prima fila,
il più delle volte inascoltata, nelle procedure partecipative necessarie
e obbligatorie, vissute sempre come un inutile perdita di tempo e
condotte sempre senza capacità di esplicitare gli interessi in campo
chiamati a prendersi carico dell’interesse generale, del “bene comune”.
Oggi
dallo sgomento di fronte al materializzarsi di logiche del passato che
lasciano segni non più concepibili sul territorio e l’ambiente urbano è
necessario trarre degli insegnamenti: cosa possiamo fare per recuperare
capacità di programmare il rinnovamento della città alla luce delle
nuove emergenze che condizionano il nostro futuro prossimo: i
cambiamenti climatici, il consumo di suolo, l’insostenibilità del
traffico privato, i cambiamenti di stili di vita e di consumo che la
tragica esperienza di covid19 sicuramente indurrà?
Le
strategie globali si manifestano nelle scelte puntuali che anche la
città di Varese è chiamata a operare, e di fronte all’inerzia della
programmazione del governo cittadino è necessario accelerare
l’approvazione di strumenti nuovi e coerenti con i bisogni di
cambiamento, e tamponare con misure di mitigazione e compensazione le
trasformazioni avviate che non si vogliono o non si possono modificare.
Il
grande lavoro che in questi anni Associazioni ambientaliste, Comitati,
singoli cittadini ed enti portatori di interesse hanno fatto è stato
dunque inutile? Assolutamente no! Innanzitutto dobbiamo registrare un
notevole cambio di prospettiva nelle istituzioni, pur a fronte di un
persistente condizionamento di interessi economici privi di visione
strategica. Ma anche sul piano delle realizzazioni abbiamo ottenuto
risultati: la bretella Gasparotto-Borri non si farà, risparmiando dalla
cementificazione un importante cuneo verde per la città già troppo
costruita; si è costituito finalmente il PLIS Cintura Verde che dà un
segnale forte di come in futuro si dovrà governare anche l’ambiente
urbanizzato.
Per concretizzare la nostra filosofia ci impegniamo a dare un contributo puntuale alla discussione sui casi aperti.
I cedri di viale Borri
Ci
è sempre stato chiaro che la coesistenza tra nuove costruzioni e alberi
di grandi dimensioni è difficile e a lungo andare impossibile. E’
indispensabile la compensazione con nuove piantumazioni, ma è pure
necessario ripensare alle norme tecniche che, pur estremamente
dettagliate e addirittura farraginose, non sono servite a evitare un
intervento di dubbia legittimità, oggetto di sanatoria, che poteva
quantomeno essere realizzato a debita distanza dal filare di cedri. Un
nuovo PGT con al centro il riuso e la rigenerazione urbana della città
giardino dovrà porvi rimedio.
Il Prolungamento di via Selene
Il
problema nasce con la realizzazione degli insediamenti industriali alla
Stoppada, tra Varese e Gazzada. Un’area industriale con un sottopasso
di 3 metri come unico accesso, situazione incredibile e unica nel
cosiddetto mondo sviluppato. Ovvia l’esigenza di rimediare con l’idea di
accollare al nuovo intervento all’ex-Malerba la soluzione. Risultato: 3
rotonde, di cui una nell’area verde di via Selene per un nuovo accesso
alla bretella autostradale.
Non
è la soluzione che riteniamo migliore sotto il profilo ambientale; al
tempo della contestazione della bretella Gasparotto-Borri, proponemmo di
abbassare la bretella ANAS al livello di via Gasparotto ed integrare un
nuovo accesso all’area industriale nella sistemazione della viabilità
urbana del comparto. Ovviamente inascoltati da interlocutori preoccupati
solo di non imbarcarsi in grovigli burocratici, che solo tragedie come
il ponte di Genova sono in grado di superare. Ora non ci resta che fare
buon viso a cattivo gioco, e lavorare per la qualificazione ambientale
dell’area della Stoppada e affermare la necessità di “inventare” un
varco per la continuità del PLIS Cintura Verde verso il lago di Varese.
Largo Flaiano
La
proposta di rotatoria è sicuramente sensata, migliorerà la viabilità
dell’area, ma non è detto che migliorerà la qualità della vita dei
cittadini. Un intervento isolato rischia solo di spostare il problema su
altri nodi, primo di tutti il semaforo Borri-Gasparotto. E’necessario
affiancare l’intervento con infrastrutture per la ciclabilità, con il
fine di favorire la mobilità dolce e ridurre l’impatto del traffico
motorizzato. Auspichiamo un iter progettuale partecipato e condiviso con
tutti gli interessi coinvolti.
Immobiliare Erica.
Arriva
a tempo ampiamente scaduto, sia per gli interessi generali della città
che per le condizioni di mercato. Una struttura sanitaria privata dopo
Covid19 appare decisamente anacronistica. Ma tant’è, importante è
realizzare il massimo di cubatura, poi si vedrà, se non sarà attività
sanitaria sarà qualcosa d’altro. Una illuminata visione prospettica che
comunque consumerà nuovo suolo libero a fronte di migliaia di mc di
edifici inutilizzati.
Se
cementificazione dovrà essere che almeno si tuteli una fascia per
ristrutturare la viabilità del nodo Gasparotto Borri, ipotesi che nelle
prime proposte era stata ventilata.
Master plan stazioni
Una
proposta molto interessante, che riteniamo vada nella giusta direzione
di promuovere la rigenerazione urbana. Ci auguriamo anche in questo caso
che si intenda procedere con un iter partecipativo serio e sostenuto da
strumenti adeguati che permettano a tutti gli interessati di
contribuire ad un intervento strategicamente decisivo per una nuova
qualità ambientale e sociale.
In conclusione ribadiamo la necessità che PGT e PUMS
vengano affrontati il prima possibile con trasparenza, con grande
apertura alla condivisione delle scelte, con capacità di proporre
soluzioni efficaci. E che non arrivino troppo tardi.