Sono
alcune delle pagelle contenute nel Rapporto Ecosistema Rischio (scaricabile qui) realizzato da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile per
monitorare l'operato delle Amministrazioni Comunali sulla mitigazione
del rischio idrogeologico.
Una classifica dello stato di sicurezza dei Comuni con l'obiettivo di
sensibilizzare opinione pubblica ed istituzioni, valorizzare le buone
pratiche e sollecitare interventi.
Le
amministrazioni comunali, infatti, come spiega il dossier, possono
intervenire per contrastare il dissesto idrogeologico in due diversi
settori: da una parte nelle
attività ordinarie legate alle gestione del territorio
(manutenzione, pianificazione urbanistica, delocalizzazione di
abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio), dall'altra
nella
redazione dei piani di emergenza,
che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, e
nell’organizzazione
locale di protezione civile.
“E'
indispensabile operare a lungo termine per rendere il territorio più
sicuro e non vulnerabile – commenta il coordinatore
dei circoli Legambiente della provincia di Varese Alberto Minazzi -,
ma anche essere capaci di intervenire prontamente in situazioni di
emergenza. Se è ormai chiaro nell’amplificazione del rischio il
ruolo determinante dell’eccessivo consumo di suolo,
dell’urbanizzazione diffusa e caotica e dell’alterazione delle
dinamiche naturali dei fiumi, le
politiche di mitigazione troppo spesso faticano a diffondersi.
Nella nostra provincia sono stati fatti molti passi avanti, ma, come
dimostra il rapporto, spesso non sono sufficienti”.
“Ecosistema
Rischio” fotografa dunque la presenza in zone a rischio di
industrie, case, strutture sensibili, turistiche, commerciali e
addirittura di quartieri. E stila una classifica in base ad alcuni
criteri come la realizzazione della manutenzione ordinaria delle
sponde, di opere di difesa idraulica e di messa in sicurezza, la
delocalizzazione, il monitoraggio costante. E poi la presenza di un
Piano di emergenza comunale aggiornato negli ultimi due anni (come
prevede la legge), il recepimento del Piano di Assetto Idrogeologico,
la promozione di attività di informazione e sensibilizzazione della
popolazione e lo svolgimento di esercitazioni. Una parte importante,
infine, è relativa all'organizzazione e articolazione del sistema di
protezione civile.
Come
detto, l'eccellenza
in provincia di Varese è Castelveccana
che ottiene un 9 pieno, dovuto al fatto che rispetta tutti i
requisiti presi in considerazione nel dossier. Bene anche Lozza
(8,5),
Cuvio,
Gallarate e Cugliate Fabiasco (tutte
e tre con 8) per gli interventi di mitigazione del rischio,
l'informazione, la pianificazione e l'attività di protezione civile.
Sopra il 7 si trovano poi Castiglione
Olona, Tronzano, Porto Ceresio e Dumenza.
Molto
negativa la situazione di Cassano Magnago,
che raggiunge appena il 4,25: la presenza di industrie, strutture e
quartieri in aree a rischio è aggravata dalla mancanza di
delocalizzazioni e dall'insufficienza di azioni di informazione,
sensibilizzazione e da esercitazioni. E soprattutto la città è
priva di un Piano d'emergenza aggiornato.
Non
brillano neppure Solbiate
Arno e Samarate
(4,75 ad entrambe): la prima ha case in aree a rischio ed è carente
nella pianificazione, nel monitoraggio e nelle opere di messa in
sicurezza, la seconda ha quartieri e industrie e soffre all'incirca
delle stesse crticità. Anche
Varese viene giudicata insufficiente.
Il capoluogo di provincia ha case, industrie e strutture in zone a
rischio idrogeologico, ha messo in campo azioni di messa in
sicurezza, manutenzione delle sponde e opere di difesa idraulica ma
non ha recepito il sistema di allertamento regionale ed è ancora
privo di un piano comunale di emergenza aggiornato.
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