lunedì 27 maggio 2013

Arriva l'ennesima proroga ai PRG in Lombardia


Domani in Consiglio Regionale andrà in scena, per la quarta volta in quattro anni, la legge proroga dei PRG: i vecchi piani regolatori messi in pensione ma ancora vigenti nel 30% dei comuni lombardi.
Secondo Legambiente è una brutta pagina per una regione in cui la legge (L.R. 12/2005) imponeva ai Comuni di approvare il nuovo strumento urbanistico, il Piano di Governo del Territorio, entro il lontano marzo del 2009. E una brutta figura per i Comuni che ancora non vi hanno provveduto: tra loro anche diversi capoluoghi di provincia, a partire da Varese, città di cui è sindaco il presidente di ANCI Lombardia, distintosi nella mobilitazione per ottenere questo poco gratificante risultato.
Unica nota positiva è che da domani i cittadini dei 438 comuni inadempienti - che non sono colpevoli come lo sono le loro amministrazioni comunali - potranno ristrutturare la casa senza aspettare l’approvazione del PGT.

La legge che andrà al voto nasce da due proposte di legge dai contenuti molto convergenti, presentate, una dalla Giunta, e una dal Partito Democratico. “Testi che se fossero stati mantenuti nella loro impostazione originale – segnalano gli ambientalisti - avrebbero prodotto un prolungamento incondizionato dei termini per ultimare il PGT. Fortunatamente il lavoro della Commissione ha apportato delle migliorie al testo, recependo una parte delle istanze da noi sottoposte.”
Il risultato è che nei comuni privi di PGT non si potranno fare altre varianti al vecchio Piano Regolatore: verranno limitati i margini per condurre operazioni speculative che traggano vantaggio dalle smisurate previsioni insediative di piani che in alcuni casi risalgono addirittura agli anni '70 e '80 del secolo scorso. Inoltre, il 30 giugno 2014, i Comuni che non avranno ancora approvato il PGT verranno commissariati dalla Regione.

“Resta purtroppo – denuncia Paolo Lozza,  responsabile territorio di Legambiente Lombardia - la possibilità di usare furbescamente strumenti impropri come lo sportello unico per le attività produttive per variare in modo arbitrario le destinazioni urbanistiche di aree agricole, piazzandovi capannoni e uffici mentre viene incomprensibilmente ristretta la possibilità per i cittadini di effettuare interventi rilevanti su edifici esistenti.”
“In nome di una supposta emergenza, che però è colposa responsabilità di amministrazioni inadempienti, continueranno a restare in vita piani regolatori che sovente contengono pesanti previsioni di espansione urbana – conclude Paolo Lozza - Ora auspichiamo che il Consiglio Regionale si occupi dell’emergenza vera: una legge per fermare il consumo di suolo, ricordando che è disponibile, bello e pronto, un testo di legge di iniziativa popolare sottoscritto dal 13.000 cittadini nel 2009: aspetta solo di essere discusso e approvato”.

Nessun commento: