Risposte elusive o non risposte: del resto
la SEA non era presente con tecnici esperti sul funzionamento dei sistemi
aeroportuali, ma con i rappresentanti della divisione SEA Real Estate, gli
immobiliaristi del gruppo. Ma anche loro non hanno fornito nessuna risposta in
merito alla cancellazione dei preziosi habitat forestali del Parco del Ticino,
che verrebbero coperti dal cemento della terza pista e - soprattutto - dai 450 ettari di nuovi capannoni che verrebbero realizzati
spacciandoli per una cargo city, quando in realtà è chiarissimo che si tratta
solo di una gigantesca lottizzazione commerciale.
Va
in scena così una nuova puntata della discussione in merito al futuro
dell'aeroporto, che nelle ultime settimane aveva già vissuto il lancio del
piano del ministro Passera sulla riorganizzazione a livello nazionale e la
presentazione del rapporto dello studio Ambrosetti,
a cui era seguita anche la
nostra replica.
"Altro
che sviluppo sostenibile del sistema aeroportuale milanese, sul tavolo non c'è
una terza pista, ma una operazione immobiliare bella e buona. SEA vuole solo
realizzare una gigantesca piastra commerciale in uno degli ambienti naturali
più preziosi d'Europa, e la terza pista è solo la scusa per portare a casa
l'operazione immobiliare del secolo: centinaia di capannoni nel Parco del
Ticino. Non c'è una visione del futuro aeroportuale lombardo, non c'è un piano
industriale, ma esclusivamente un gigantesco progetto immobiliare da portare in
dote agli azionisti, a costo di massacrare il Parco del Ticino". Questo il
commento unanime dei rappresentanti ambientalisti presenti al
contraddittorio.
"In queste condizioni ad essere poco credibile non è solo il master plan di
Malpensa, ma la stessa affidabilità di una società, la SEA, che ormai sembra
del tutto priva di un progetto industriale: altro che grande ed efficiente
sistema di aeroporti del Nord Italia, l'unica cosa che interessa è una rendita
speculativa da realizzare grazie ai nuovi volumi immobiliari previsti."
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