Mancanza di
valutazioni sulle scelte finora fatte, pianificazione come semplice presa
d’atto dell’esistente, tentativo di adattare il disegno generale a situazioni
dominate da interessi particolari.
Legambiente
Varese non usa mezzi termini per criticare
i Piani della Mobilità che il Comune di Varese ha reso pubblici sul proprio
sito e che l’assessore all’urbanistica Binelli ha illustrato a fine aprile.
“Avviare il
confronto su documenti praticamente definitivi, dall’enunciazione degli
obiettivi generali fino alle soluzioni tecniche puntuali, vanifica un elemento
essenziale della procedura decisionale: la valutazione di opzioni alternative,
che i proponenti del piano hanno l’obbligo di evidenziare”.
Le osservazioni ai Piani della
Mobilità
Secondo
Legambiente il piano è quasi totalmente
dedicato al traffico automobilistico: “Non solo viene considerato
ineluttabile – spiega il coordinatore provinciale Alberto Minazzi - ma
addirittura se ne ipotizza un incremento! Se alcune idee sono condivisibili,
come la differenziazione tariffaria della sosta, l’ampliamento dell’isola
pedonale, misure per favorire l’intermodalità, la parte del leone è costituita
da rotonde, tangenziale interna e nuove infrastrutture per i parcheggi: in 10
anni si prevede un aumento del 57,64%
di posti auto, con alcuni interventi sconsiderati come quello di Villa
Augusta.”
Gli ambientalisti
rafforzano la nota opposizione al progetto della bretella Gasparotto – Borri
sottolineando il caso della tangenziale est recentemente costruita, oggettoanche di una delle 10 domande che l’associazione, con una campagna dicomunicazione iniziata oggi, rivolge direttamente all’Amministrazione Comunale:
“Ci pare manchi la possibilità di trarre dalla massa dei dati elementi capaci
di confermare o confutare la validità di scelte o sperimentazioni messe in
atto. Per esempio: quali benefici si
sono avuti sul traffico cittadino dalla costruzione della tangenziale?
Saperlo potrebbe servire a non ripetere errori nel futuro”.
Cosa chiede
dunque Legambiente? “Un riequilibrio tra
le varie modalità di trasporto, che si concretizzi, per esempio, nel
liberare spazio sulle strade a favore di quello pubblico, nel considerare la
bicicletta come un mezzo di trasporto prevedendo strutture, agevolazioni, reti
adeguate, nell’integrare il sistema ferroviario di Varese con la mobilità
cittadina attraverso nuove fermate ai confini dell’area urbana.”
Lo stesso ampliamento dell’isola pedonale,
presente nel Piano, viene rilanciato con la richiesta di impedire
l’attraversamento alle auto di piazza Monte Grappa e la creazione di altre
isole pedonali nelle castellanze e nei rioni della città, come Biumo,
Bizzozero, S. Ambrogio. Scelte necessarie, secondo il Cigno Verde, per una riqualificazione paesaggistica della
città.
Anche sul
Progetto Stazioni gli ambientalisti hanno le idee chiare :”E’ indispensabile
slegare il destino di quest’area dall’accessibilità automobilistica. Data la
posizione potrebbe diventare il cuore della connessione tra le diverse forme di
mobilità dolce: perché non costituire una Centrale
di Mobilità capace di fornire servizi integrati su trasporto pubblico,
bike-sharing, taxi etcetera?”
Ma la vera
questione è la sostenibilità economica:
“Il reperimento delle risorse, in assenza di una quantificazione degli impegni
di spesa, è il nodo critico del piano. Ci vengono in mente due ipotesi per il
loro recupero: il ricorso alla fiscalità oppure la messa a carico di ulteriori
oneri di urbanizzazione su interventi di trasformazione.”
Se sulla
prima ipotesi Legambiente sollecita un indirizzamento delle risorse aggiuntive
(derivanti per esempio dall’aumento del costo dei parcheggi) verso un
riequilibrio delle modalità di trasporto, sulla seconda ipotesi il giudizio è
invece durissimo: “Oltre a distruggere
suolo e paesaggio, la concessione di diritti edificatori equivale alla
creazione di un debito ambientale scaricato sulle future generazioni. E’
così che un’Amministrazione contribuisce ad alimentare la bolla speculativa”.
foto della strada trafficata: ilgiorno.it
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