- Dobbiamo tutelare l’agricoltura nei parchi regionali, come naturale e privilegiata sede delle produzioni agricole.
- Dobbiamo insistere per un ribilanciamento delle produzioni zootecniche e lattiero casearie, politicamente superprotette e sovvenzionate, a favore di coltivazioni ortofrutticole più consone alle necessità degli abitanti locali e con rendimenti energetici più favorevoli.
- Filiera corta e KM zero non solo slogan, ma sono esigenze inderogabili per superare incrostazioni finanziarie parassitarie, e per ridurre una inutile movimentazione foriera di continue necessità carrabili. Questo a beneficio esclusivo sia dei produttori locali sia dei consumatori.
- Dobbiamo promuovere il concetto che il cibo deve essere "sano e buono", che ogni prodotto ha la propria stagionalità, caratteristica e modalità di utilizzo.
- Dobbiamo continuare a batterci per il superamento del discrimine biologico/convenzionale, in quanto è sempre più intollerabile che ad un costante aumento delle produzioni biologiche corrisponda un ulteriore aumento dell’utilizzo di concimi, fitofarmaci e antiparassitari nell’agricoltura convenzionale.
- Dobbiamo promuovere il concetto che il cibo deve essere "sano e buono", che ogni prodotto ha la propria stagionalità, caratteristica e modalità di utilizzo.
- Dobbiamo continuare a batterci per il superamento del discrimine biologico/convenzionale, in quanto è sempre più intollerabile che ad un costante aumento delle produzioni biologiche corrisponda un ulteriore aumento dell’utilizzo di concimi, fitofarmaci e antiparassitari nell’agricoltura convenzionale.
- E' necessario incentivare la creazione di orti domestici e cittadini, per avvicinare città e campagna, il compostaggio domestico, il ritorno dei giovani nelle campagne come possibilità occupazionale, il rapporto diretto dei "consumatori" con gli agricoltori
- Va rivalutata la figura del contadino, come depositario di una indispensabile funzione sociale; bisogna favorire la presenza delle aziende agricole anche a stretto contatto con le zone residenziali.
Il consumo di suolo e i terreni agricoli
- Va rivalutata la figura del contadino, come depositario di una indispensabile funzione sociale; bisogna favorire la presenza delle aziende agricole anche a stretto contatto con le zone residenziali.
Il consumo di suolo e i terreni agricoli
Il 46 % del territorio della provincia di Varese è in zona collinare (fino al livello altimetrico di 600 metri). In quest’area, ancora oggi, anche se con sempre maggior immaginazione, è possibile rilevare una rete di infrastrutture di origine contadina. Questa zona ha garantito, per molti anni, produzioni agricole molto qualificate: cereali e ortaggi (i “Casbenatt” rifornivano quotidianamente l’intera città di Varese), frutta (pesche, mele, pere, fichi, uva da vino), ed una zootecnia di prossimità a misura di uomini e animali.
Ma dagli anni ’70, quest’area è sottoposta ad una cementificazione molto aggressiva che ha portato ad una pressione antropica elevata, che progressivamente ha sottratto lo spazio vitale all’agricoltura di collina. Come nella vicina Brianza, la bellezza dei luoghi e l’operosità degli abitanti ha portato grande benessere, ma anche criticità e distorsioni ambientali.
Siamo dunque impegnati sul fronte del contenimento del consumo del suolo, e da sempre contrastiamo la continua espansione dei piani edificatori che le amministrazioni comunali sfornano a getto continuo; ma i risultati, purtroppo, sono stati scarsi.
Non vogliamo escludere dalla nostra azione il 22 % di territorio di pianura, dove le programmazioni agricole impongono interventi di più vasta scala, ed il 32 % di montagna, dove l’agricoltura si deve confrontare anche con la forestazione ed il controllo idrogeologico del territorio.
Ma è nell’area collinare che giochiamo la nostra battaglia. Ed è qui che dobbiamo tutelare le aziende agricole esistenti ed incentivare la creazione di nuove, privilegiando quelle che praticano un'agricoltura pulita, rispettosa della tradizionale peculiarità dei suoli, del territorio, del paesaggio, attenta alla biodiversità.
2 commenti:
Sarebbe interessante incentivare I giovani senza Lavoro ad intraprendere formule commerciali di prodotti a stretto contatto con I produttori o coltivatori locali. Si potrebbe indicare nel dettaglio come attivarsi, chi contattare, e se esistono degli incentivi in tal senso. Sostanzialmente consigli molto pratici x rendere fruibile una realta' economico ambient ale di cui c'e' sempre piu' bisogno. Elena. Induno olona
Cara Elena, apprezziamo la tua sollecitazione: stiamo ragionando su qualche iniziativa concreta per andare incontro alle esigenze sollevate da te e da altri.
Intanto, la via più pratica per iniziare a fare esperienze in agricoltura è:
1)– offrirsi per degli stage estivi ad aziende agricole della zona (che sono sempre alla ricerca di braccia volonterose) per farsi esperienza e guadagnare magari qualcosa
2)– procurarsi un pezzo, magari incolto, di terra da parenti, amici, conoscenti, qualche ente (non ne serve molto anche 500 mq possono bastare per fare dell’insalata)
3)– chiedere qualche consiglio a qualche anziano, esperti di qualche associazione, qualche agronomo, associazioni di categoria
4)– quindi seminare e raccogliere ortaggi, verdura iniziando a venderla presso parenti e amici, GAS, mercatini di zona
5)– se l’attività prosegue si possono chiedere degli incentivi alla Provincia, Regione, UE.
Rimaniamo a disposizione!
Posta un commento