Pubblichiamo l'editoriale di Mauro Gervasini apparso su "La Provincia di Varese" di domenica 30 gennaio sull'inquinamento dell'aria e l'inerzia della politica.
Il dato dovrebbe essere ormai noto a tutti: a Varese giovedì 27 gennaio si è toccata la soglia dei 110 microgrammi di polveri sottili per metro cubo. Il massimo sopportabile dall’organismo è meno della metà: 50 microgrammi. Insomma si respira veleno. Interessa a qualcuno? Pare di no, se ogni anno, da almeno un decennio, ci si ritrova dopo Natale a fare i conti con l’implacabilità dello smog, le richieste di blocco del traffico, gli allarmi troppo spesso inascoltati di Legambiente. Di concreto, però, nulla. Il problema, si dice, non è locale, mancano politiche di ampio respiro, drastiche decisioni nazionali. Roma, intanto, taglia i soldi ai comuni e penalizza il trasporto pubblico provocando una turpe reazione a catena. Le amministrazioni locali e le società di gestione dei mezzi aumentano il biglietto perché il rischio, altrimenti, sarebbe la bancarotta. Così, a Varese, si preannunciano corse urbane a 1 euro e venti l’una, cifra folle, mentre cresce sconsideratamente l’uso delle auto private. La colpa è sempre di qualcun’altro
: della Regione che investe sulla Pedemontana invece di pensare a una rete ferroviaria obsoleta, con orari di percorrenza uguali a quelli di inizio ’900 e carenze evidenti. Dello Stato che si disinteressa del problema e disinveste in nome di una concezione del rigore sui conti pubblici che a questo punto sarebbe tutta da discutere. Ma i cittadini, noi, che facciamo? Finta di niente? Eppure di polveri sottili si muore, e ne respiriamo quantità sempre più esagerate. Ad aggiungere buonumore, si fa per dire, il rapporto di Legambiente pubblicato ieri, sabato, dal “Corriere della Sera”, cifre e dati incontestabili nella loro freddezza matematica. L’Italia è il secondo paese europeo per smog da traffico e riscaldamento, ci batte solo la Bulgaria. Torino è la città più inquinata di tutte; la Pianura Padana, praticamente, una camera a gas. Oggi a Milano i veicoli non potranno circolare, nella speranza che l’aria migliori. Invece il sindaco di Varese Attilio Fontana, come altri colleghi lombardi, non blocca il traffico perché considera il provvedimento del tutto inutile. Ha ragione: da oltre un lustro assistiamo allo spettacolo delle “domeniche a piedi” in piccole e grandi città, senza che le polveri sottili diminuiscano sostanzialmente. Non è questo il modo per risolvere la situazione. Tuttavia la (buona) politica ha anche bisogno di simboli, e uno stop radicale al traffico può sensibilizzare i cittadini distratti, ribadendo che quello dell’inquinamento è un nervo scoperto nei confronti del quale non si è né ciechi né sordi. Una politica seria e responsabile, anche partendo dalle realtà locali, dovrebbe finalmente gettare il cuore oltre l’ostacolo. Lo smog che minaccia la salute pubblica non è più un problema ma “il” problema, il nodo centrale di una concezione politica alta e nobile dalla quale conseguono altre importanti voci dell’attività amministrativa, dalle decisioni in materia di trasporto al piano di governo territoriale. Salute pubblica, tutela dell’ambiente, cultura del territorio: di questo ci si dovrebbe principalmente occupare, quando invece, specie in prossimità di turni elettorali (in Italia assai frequenti), si sposta furbescamente l’attenzione su argomenti assai più eterei, come quello della sicurezza, giocando sulle percezioni dell’opinione pubblica ma mai sui fatti e la realtà delle cose. Sicuri che questa volta la posta in gioco non sia un po’ troppo alta per continuare a pensare così in piccolo?
Mauro Gervasini
Nessun commento:
Posta un commento