giovedì 13 maggio 2010

Ecomafia: questione anche lombarda

VARESE - Il fenomeno mafioso e le attività ad esso connesse sono ormai radicate nel territorio lombardo: un terzo sul totale nazionale dei traffici illegali di rifiuti interessa infatti proprio la Lombardia, intesa sia come area di transito che come area di stoccaggio.

Con queste parole si è aperto il partecipato incontro di ieri sera, 11 maggio, alla sala Filmstudio '90, dedicato all'ecomafia in Lombardia.

Un incontro voluto da Legambiente e Libera, da tempo impegnate sul fronte della sensibilizzazione a queste problematiche.
A parlarne c'erano Sergio Cannavò, vicepresidente di Legambiente Lombardia, il dott. Davide Corbella, responsabile della polizia giudiziaria aliquota reati contro l'ambiente della Procura di Busto Arsizio, e Antonella Buonopane, referente Libera della provincia di Varese.

VARESE PROTAGONISTA

Il Rapporto Ecomafia 2010, non ancora uscito ma di cui ha fornito alcune anticipazioni Cannavò, vede la provincia di Varese con un ruolo da protagonista. Sequestri, reati e denunce legati al traffico illegale di rifiuti e al ciclo del cemento stanno seguendo un trend stazionario se confrontato con il Rapporto Ecomafia 2009, il che dimostra la persistenza del fenomeno. Il sequestro di cave a Viggiù e Castellanza nel 2009 e a Lonate Pozzolo quest'anno, la questione della discarica di Cantello, il problema del depuratore di Lonate Pozzolo, dimostrano come i reati contro l'ambiente siano purtroppo tuttora all'ordine del giorno.
"Per fortuna che esistono le direttive europee - dichiara Sergio Cannavò - l'Italia al momento infatti non ha strumenti giuridici adatti per affrontare questo problema: nel nostro codice penale non sono ancora contemplati i reati contro l'ambiente".

PROBLEMI NEL SISTEMA GIUDIZIARIO

Corbella, portando i saluti del Procuratore Capo Dettori della Procura di Busto, ha raccontato la sua esperienza nelle forze dell'ordine e individuato i molteplici problemi presenti all'interno del sistema giudiziario: "Spesso lo stato non corre alla stessa velocità della criminalità organizzata. Solo per fare l'esempio della piccola procura di Busto Arsizio: ci sono 6 magistrati, che presto diventeranno 2, perché quattro se ne andranno. E non sappiamo se verranno sostituiti. Tutto questo in una zona molto vivace dal punto di vista criminale, e che comprende anche l'aeroporto di Malpensa, un luogo che già da solo richiederebbe la presenza di un magistrato che vi si impieghi tutto il giorno. Con un'attività investigativa di questo tipo un singolo procuratore come trova il tempo per un abuso edilizio?"

Altri problemi contribuiscono ad ostacolare e vanificare le indagini, basti pensare alla prescrizione, un'annosa questione che interessa il nostro paese ormai da troppo tempo. "Oblazione e patteggiamento diventano dunque gli unici strumenti efficaci per ottenere il sequestro di un bene e che in caso di condanna conducono alla confisca". E proprio di confisca ha parlato Antonella Buonopane di Libera Varese: 60 sono i beni confiscati in provincia alle mafie grazie alla legge 109 del '96, la legge che consente la destinazione ad uso sociale dei beni confiscati, dei quali 19 sono già stati assegnati.

Ma nonostante le innumerevoli difficoltà, ha concluso Corbella "si può intervenire in maniera decisiva quando si verifica un collegamento tra la Procura, la polizia giudiziaria, il mondo associativo e i cittadini". Diversi infatti sono i casi di partecipazione e cooperazione tra questi soggetti che hanno portato a risultati positivi.

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