«Il piano sosta? E’ fondato su logiche che condividiamo, già da anni sperimentate in altre città europee ed italiane. Non è perfetto, ma un buon inizio per migliorare la qualità della vita anche a Varese». Hanno pochi dubbi e molte proposte Valentina Minazzi e Leonardo Savelli, presidenti rispettivamente di Legambiente Varese e Ciclocittà – Fiab Varese, insieme a Gianfranco Gorla, delegato Lipu Varese. Ed entrano nel dibattito sul nuovo piano della sosta portando la loro visione di ambientalisti, accompagnata dall’esperienza delle rispettive associazioni.
«Pagare i parcheggi sembra essere diventato un sopruso, ma è semplicemente un modo per pagare un servizio, quello di uno spazio pubblico occupato per un uso privato – dice Minazzi – le auto in centro non solo tolgono spazio, ma sono fonte di inquinamento e rumore: se abbiamo necessità di usarle per i nostri spostamenti, perché non dovremmo pagare il disturbo arrecato agli utenti “leggeri” della città? Non solo: perché questo principio non dovrebbe valere in pausa pranzo?».
Per Savelli «Porre un prezzo, modulato in base alle zone, al parcheggio, con facilitazioni per i pendolari, indurrà a maggiore efficienza nell’uso dell’auto. Il risparmio per il cittadino può passare da un utilizzo della propria vettura condiviso, oppure integrato con altri sistemi di trasporto: bus, treno, bici, persino camminare è piacevole in un contesto urbano di qualità. E la qualità urbana si raggiunge con la riduzione della presenza dei mezzi privati a motore nelle strade».
Gli ambientalisti parlano di un dibattito «che in Europa, a cui Varese vuole ispirarsi, è superato da decenni». I parcheggi sono un problema da superare, così come le auto in centro. «Vogliamo parlare di economia sostenibile, di nuove tecnologie e di come favorire in città un nuovo modo di vedere l’economia e la vita urbana».
Una richiesta precisa, poi, parte dalle tre associazioni: «Che una parte del ricavato raccolto con i nuovi parcheggi blu venga reinvestito in politiche per la mobilità sostenibile, favorendo il trasporto pubblico, elettrico, biciclette e pedoni. Perché, e le città europee sono lì a dimostrarlo, sono quelle che pagano, anche per il rifiorire del commercio, di solito premiato in città più pulite, camminabili e ciclabili».
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