giovedì 24 aprile 2014

Accam, è ora di scelte capaci di futuro

“La posizione assunta dall'assemblea dei soci di Accam è molto positiva: studiare tutte le scelte alternative al revamping è ciò che da qualche mese stiamo chiedendo noi per primi. L'azienda è un patrimonio da salvaguardare, e per questo la riconversione tecnologica appare una necessaria priorità, alla luce del continuo calo nella produzione di rifiuto indifferenziato e dell'emersione di nuove tecnologie per la lavorazione e il recupero di frazioni valorizzabili dei rifiuti"
Il coordinamento dei circoli di Legambiente della provincia di Varese e dell'Altomilanese saluta con favore quanto stabilito martedì scorso dai Sindaci dei 27 Comuni soci di Accam.

Oggi la Lombardia produce circa 4,5 milioni di tonnellate anno di rifiuto solido urbano, con una raccolta differenziata che, al 2012, ne intercetta quasi il 53%, mentre il rifiuto avviato a trattamento finale (in gran parte incenerimento, ma con quote sempre più importanti di altri destini, come il trattamento meccanico biologico e la produzione di materie combustibili selezionate) è sceso a circa 2 milioni di tonnellate/anno. Il consorzio Accam si attesta già oggi al 60% circa di RD, vicino alle prescrizioni della Direttiva europea che al 2020 impone il raggiungimento del 65%, ma lontano dall'80% di Cassano Magnago e del Consorzio Priula, o dal 70% di Novara.
“L'attuale capacità dei 13 inceneritori lombardi è di due milioni e mezzo di tonnellate/anno – sottolinea l'associazione ambientalista -, quindi è evidente come vi sia una eccedenza di impianti, destinata ancor di più ad accentuarsi alla luce delle tendenze in atto da anni, oltre che degli indirizzi del programma regionale rifiuti. Ci sembra che si sia imboccata la strada giusta per capire se, alla luce delle molte possibilità date dall'innovazione tecnologica, Accam possa diventare un esempio innovativo di riorientamento aziendale in questo settore”.

L'associazione ambientalista, sia con il suo livello regionale che con i circoli presenti nel territorio, non si tira dunque indietro nella discussione sul futuro dell'impianto: “Se vincoliamo per i futuri 25 anni i 27 comuni del consorzio a puntare solo sull'incenerimento, il rischio è non solo di vedere mancare la volontà e gli stimoli per la riduzione dei rifiuti e l'aumentare della percentuale di raccolta differenziata, ma anche di limitare lo sviluppo di un'azienda che potrebbe dare ancora moltissimo al nostro territorio. Da parte nostra non mancheranno apporti di idee, proposte e stimoli perchè il territorio possa mantenersi all'avanguardia nelle politiche di gestione dei rifiuti”.

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