Abbandonare il progetto di terza pista a Malpensa, per di più dopo l'ennesimo calo dei passeggeri avvenuto a luglio. Attuare una vera discontinuità rispetto al gigantismo autostradale che ha caratterizzato questi anni della politica regionale dei trasporti.
Oggi Legambiente Lombardia è intervenuta pubblicamente due volte: una per sottolineare come il continuo calo di passeggeri a Malpensa renda sempre meno giustificabile anche dal punto di vista dei numeri il progetto della terza pista. Piuttosto, dice il responsabile regionale settore trasporti dell'associazione Dario Balotta, SEA può uscire dalla crisi investendo sull'efficienza e la compatibilità ambientale.
L'altra in occasione dell'inaugurazione della Statale 38 in provincia di Sondrio, un'opera contestata dagli ambientalisti per il costo eccessivo, l'inefficacia, l'impatto sul territorio.
Il presidente di Legambiente Lombardia Damiano di Simine è partito da qui per ribadire la necessità di cambiare impostazione e smetterla con progetti stradali di enormi proporzioni e costi e pochissima utilità:
"Che dire dei project financing 'farlocchi' di grandi opere come TEM e BreBeMi, che devono attingere a larghe mani dalle preziose risorse della Cassa Depositi e Prestiti o da 'regalini' fiscali di un Governo per altri versi giustamente avarissimo? I project financing di queste opere non funzionano per una semplice verità: perchè le banche finanziatrici, sia pur tardivamente, si sono accorte che queste opere sono più grandi che utili, perciò non gestiranno mai le quote di traffico per cui sono state progettate, e quindi non ripagheranno in tempi ragionevoli gli investimenti per la loro realizzazione.
Per non parlare del vero ecomostro, la Pedemontana, anch'essa dilaniata, sul piano della sostenibilità finanziaria, dall'abisso incolmabile che separa l'utilità dell'opera dal gigantismo di un progetto da 5 miliardi di euro che devasta il pochissimo che resta di terreni liberi e di verde tra Brianza e Varesotto.
Al presidente Maroni e all'Assessore Del Tenno chiediamo una discontinuità rispetto alla spensierata programmazione infrastrutturale dell'era Formigoni: le grandi infrastrutture fin qui progettate sono tutte affette da insostenibilità, ambientale, funzionale e finanziaria. Si è abdicato al ruolo e alla responsabilità di amministrare le risorse scarse, economiche e territoriali, in funzione dei bisogni reali, e si è fatta una grande ammucchiata su spesa pubblica e capitali speculativi. Adesso l'era degli sprechi è finita, è arrivato il momento di rivedere i fondamentali della programmazione infrastrutturale, selezionando le vere priorità e puntando su soluzioni efficienti di mobilità, a partire dalla mobilità collettiva, che oggi efficiente non è ma che deve diventarlo per il bene di tutti i lombardi"
Oggi Legambiente Lombardia è intervenuta pubblicamente due volte: una per sottolineare come il continuo calo di passeggeri a Malpensa renda sempre meno giustificabile anche dal punto di vista dei numeri il progetto della terza pista. Piuttosto, dice il responsabile regionale settore trasporti dell'associazione Dario Balotta, SEA può uscire dalla crisi investendo sull'efficienza e la compatibilità ambientale.
L'altra in occasione dell'inaugurazione della Statale 38 in provincia di Sondrio, un'opera contestata dagli ambientalisti per il costo eccessivo, l'inefficacia, l'impatto sul territorio.
Il presidente di Legambiente Lombardia Damiano di Simine è partito da qui per ribadire la necessità di cambiare impostazione e smetterla con progetti stradali di enormi proporzioni e costi e pochissima utilità:
"Che dire dei project financing 'farlocchi' di grandi opere come TEM e BreBeMi, che devono attingere a larghe mani dalle preziose risorse della Cassa Depositi e Prestiti o da 'regalini' fiscali di un Governo per altri versi giustamente avarissimo? I project financing di queste opere non funzionano per una semplice verità: perchè le banche finanziatrici, sia pur tardivamente, si sono accorte che queste opere sono più grandi che utili, perciò non gestiranno mai le quote di traffico per cui sono state progettate, e quindi non ripagheranno in tempi ragionevoli gli investimenti per la loro realizzazione.
Per non parlare del vero ecomostro, la Pedemontana, anch'essa dilaniata, sul piano della sostenibilità finanziaria, dall'abisso incolmabile che separa l'utilità dell'opera dal gigantismo di un progetto da 5 miliardi di euro che devasta il pochissimo che resta di terreni liberi e di verde tra Brianza e Varesotto.
Al presidente Maroni e all'Assessore Del Tenno chiediamo una discontinuità rispetto alla spensierata programmazione infrastrutturale dell'era Formigoni: le grandi infrastrutture fin qui progettate sono tutte affette da insostenibilità, ambientale, funzionale e finanziaria. Si è abdicato al ruolo e alla responsabilità di amministrare le risorse scarse, economiche e territoriali, in funzione dei bisogni reali, e si è fatta una grande ammucchiata su spesa pubblica e capitali speculativi. Adesso l'era degli sprechi è finita, è arrivato il momento di rivedere i fondamentali della programmazione infrastrutturale, selezionando le vere priorità e puntando su soluzioni efficienti di mobilità, a partire dalla mobilità collettiva, che oggi efficiente non è ma che deve diventarlo per il bene di tutti i lombardi"
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