Pubblichiamo integralmente il documento di Legambiente Lombardia e circoli della Valle Olona presentato
alla VI Commissione consiliare "Ambiente e Protezione civile" di Regione Lombardia giovedì 6
giugno 2013.
Lo stato ecologico dell'Olona dopo tanti sforzi e risorse
economiche spese rimane tristemente ancorato alle parole
"scadente/pessimo". I dati di ARPA Lombardia fotografano una situazione di stabilità al
ribasso nel triennio 2009-2011, anche con l'entrata a regime dell'ultimo
depuratore di Gornate Olona la situazione non tende a migliorare, questo dato
ci preoccupa molto, vuol dire che le responsabilità non sono legate
semplicemente allo schema depurativo, ma vanno ricercate le cause su vari
fronti, come peraltro è da tempo noto.
Ciononostante attualmente il 50% dei depuratori operanti nel bacino Olona-Bozzente-Lura (ben
10 depuratori sui 20 presi in esame) presenta anomalie o malfunzionamenti
rilevati da Arpa, situazione che non permette di certo il miglioramento delle
condizioni dell'acqua. Un problema che riguarda il depuratore di Varese, che ha
serie difficoltà nella rimozione dei carichi di azoto ammoniacale e fosforo, e
gli impianti, anche recenti, del medio Olona, dove le non conformità,
riguardanti il carico organico, il fosforo e l'azoto, nel 2012 hanno riguardato
in particolare il grande impianto di Canegrate.
Passiamo a prendere in esame altre situazione che creano
criticità:
per esempio il grosso problema
degli scolmatori di piena posti lungo le condotte che non riescono a
gestire le crescenti portate che afferiscono al sistema fognario e riversano
acque reflue non trattate anche in condizioni di tempo asciutto. Legato a
questa problematica andrebbe realizzato un censimento
degli scolmatori "problematici" con relativi progetti per il loro
adeguamento e per la realizzazione di vasche di accumulo dell'acqua di
prima pioggia.
Sicuramente bisogna intervenire con il collettamento laddove sussistano casi di aree non ancora
allacciate ad un depuratore visto che queste, pur in numero percentulamente
limitato, incidono notevolmente su carichi organici e batteriologici recapitati
al fiume. Ma ben più impegnativa è la corretta gestione delle acque
impropriamente recapitate a collettori fognari: la divisione della rete per
limitare la diluizione degli scarichi e l'attivazione degli scolmatori in
occorrenza di precipitazioni appare una azione prioritaria per mantenere in
capo ai corsi d'acqua naturali le portate derivanti dal reticolo idrico minore
e dalle acque di pioggia, evitando di sovraccaricare inutilmente le reti di
collettamento e gli impianti di depurazione.
Per quanto riguarda l'area del milanese l'Olona, che fino a
Legnano ha un giudizio "scadente", la situazione è anche peggiore a
valle, dopo la confluenza, a Rho, dei torrenti Lura e Bozzente, che presentano
caratteristiche chimiche e batteriologiche terribili, e il ricevimento delle
acque trattate dagli impianti di Pero e del Sud Milano, le cui acque
afferiscono al tratto deviato del fiume (che prende il nome di Lambro
Meridionale). Nel tratto milanese del fiume, in parte tombato, l'Olona presenta
in assoluto il peggior stato di qualità delle sue acque, nonostante la
diluizione apportata dall'emissario del depuratore di Ronchetto delle Rane, che
invece opera con buone prestazioni.
-monitoraggio e controlli più severi sulle aziende critiche
e incentivi a quelle che seguono protocolli più severi sugli scarichi;
-interventi sulla rete fognaria e collettamento di tutte le
utenze ancora non collegate;
-eliminazione delle autorizzazioni di scarichi in deroga non
adeguatamente monitorati;
-attenta valutazione di ulteriori scarichi industriali
provenienti da impianti pericolosi (vedi caso Elcon);
-confronto e sollecito dei comuni della provincia di Varese
ad approvare lo statuto che permetta di far partire il Piano d'Ambito della
Provincia in tempi ristretti fissati in un calendario;
-impegno da parte di Regione Lombardia a trovare le giuste
risorse per far si che Arpa possa avere una capacità di monitoraggio puntuale
ed intervento sul territorio molto più tempestiva e efficace di quella di oggi;
Ciò di cui stiamo parlando è un programma di risanamento che
richiede notevoli impegni, sia sul versante della governance idrica, sia sul
versante delle risorse. I due temi sono fortemente intrecciati, in quanto
l'applicazione dei principi fondamentali della direttiva 2000/60/CE, e in
particolare del pagamento di tariffe commisurate ai consumi e agli obiettivi
perentori di qualità delle acque di scarico entro scadenze ragionevoli (per la
direttiva occorre raggiungere la qualità 'buona' entro il 2015, ormai è chiaro
che questo obbiettivo è irraggiungibile), richiedono una adeguata gestione dei
flussi finanziari derivanti dalle tariffe. La taglia degli interventi richiesti
è notevole, al punto che il risanamento dell'Olona (ed in generale dei fiumi
lombardi) ha la dimensione di un grande intervento infrastrutturale,
probabilmente in assoluto il più grande e più oneroso intervento infrastrutturale
che la Lombardia deve programmare nei prossimi anni. O ci mettiamo in questa
ottica di dimensione finanziaria, oppure l'inquinamento dell'Olona sarà una
macchia destinata a durare ancora per molte generazioni. E questo, per una
regione come la Lombardia, ci pare essere francamente inaccettabile, oltre che
suscettibile di procedure di infrazione al diritto comunitario.
In conclusione: vogliamo che il fiume Olona ritorni ad essere un fiume e non
considerato un qualcosa simile ad uno scarico fognario, siamo consapevoli che
bisogna fare degli sforzi economici ingenti, pensiamo che con una buona e
chiara gestione di programma l'obbiettivo chiesto dalla comunità europea si
possa e si debba raggiungere prima della scadenza della deroga richiesta (e non
ancora accordata) al 2027 per il raggiungimento dei citati obiettivi di
qualità.
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