martedì 20 novembre 2012

Numeri e fatti contro lo sbarco di Sea in Borsa


Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia, spiega le ragioni finanziarie, ambientali e trasportistiche contrarie alla terza pista di Malpensa e all'ampliamento della cargo city. Interventi che Sea vuole portare avanti recuperando risorse tramite lo sbarco in Borsa.

La Sea sta cercando le risorse per la realizzazione della terza pista e per il maxi ampliamento della cargo city dal costo di circa 0,5 mld. attraverso il collocamento in borsa del 25% delle azioni.
Siamo nettamente contrari a queste due opere che snaturerebbero il parco del Ticino e sarebbero una nuova ferita mortale per l’ambiente.
Ma oltre alle ragioni ambientali ce ne sono altre di natura trasportistica e finanziaria.
Dall’inizio dell’anno a Settembre, rispetto allo stesso mese del 2011 complessivamente Malpensa e Linate hanno perso 349.321 passeggeri e sempre assieme 29.374 tonn. di merci. Ma la parte del leone in negativo lo ha fatto Malpensa da sola ha perso 573.574 mila passeggeri e 29.305 tonn. di merci.
Se la tenuta di Linate ha reso meno traumatico il calo complessivo del traffico vien fuori la grave crisi di ruolo di Malpensa. Ma dal mese di Ottobre le cose sono cambiate di nuovo in peggio.

Si conferma la perdita di passeggeri di Malpensa, più alta degli altri mesi con un meno -6,5%, rispetto ad Ottobre dello scorso anno, ma viene coinvolto dalla crisi per la prima volta anche lo scalo di Linate meno -3,1%. Malpensa e Linate assieme perdono il 5,4%.A questo punto c’è da chiedersi a cosa servono nuovi grandi investimenti su Malpensa se le 2 piste attuali e i terminal passeggeri e merci sono sottoutilizzati?

Sembra che prevalgano altre logiche aziendali con la trasformazione di Sea anche in azienda dai tratti immobiliaristi.
Ma la cosa più sorprendente è come sia possibile lo sbarco in borsa di Sea in questa fase se non grazie ad una nuova svalutazione del suo valore (lo scorso anno quando il F2i acquistò il 29% di Sea il valore era di 1,3 mld. I dati parlano chiaro:
1) da 4 anni la Sea è in Cassa integrazione ed è già stato programmato il 5 anno;
2) sono previsti aumenti delle entrate per effetto dell’aumento delle tariffe del 30% ma questi aumenti previsti nel contratto di programma sono stati impugnati davanti al Tar dalle compagnie aeree, i vettori non ci stanno a pagare prima e non dopo che sono stati realizzati come logica vorrebbe. Investimenti, ritenuti anche da loro inutili;
3) per i vettori se mai ci sarebbe da fare qualche piccolo investimento a Linate che è stato completamente abbandonato in questi anni ma che ha “salvato” la Sea dal crollo di Malpensa e dal dehubbing di Alitalia;
4) Sea è l’unica azienda che andrà in borsa nel 2012, con il mercato finanziario depresso e la recessione in atto sorprende ancor di più questa decisione;
5) Sea è sotto indagine dalla UE per aiuti di Stato alla Sea handling. E’ probabile una multa milionaria.
6) nel 2011 con un fatturato di 522,8 milioni di euro i debiti totali erano di 824,7 milioni (cfr sole 24 ore); 7)  metà del traffico di Malpensa è nelle mani di due vettori AZ e Easy Jet e dunque vi è una estrema dipendenza dei ricavi da traffico, ed Alitalia è di nuovo in grave crisi per cui si conta su ricavi incerti,inoltre i margini di ricavo del 35% dei passeggeri di Malpensa, quelli della Low cost inglese, sono  inferiori degli altri ed il traffico è “povero”. Come è noto l’utilizzo dei servizi aeroportuali è minore per le compagnie low cost.
Come si fa ad ammettere in Borsa un’azienda in queste condizioni finanziarie e di prospettiva?
Valuteremo con i nostri legali un esposto alla Consob per tutelare l’ambiente ed i risparmiatori.

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