mercoledì 7 marzo 2012

Nucleare un anno dopo

Sono passati dodici mesi dall'incidente nucleare che ha colpito il Giappone. Otto mesi dalla vittoria al referendum in Italia.
Per mantenere alta l'attenzione sull'energia atomica e sul problema delle scorie, Greenpeace gruppo locale di Varese, in collaborazione con Legambiente, organizza la serata ad ingresso libero "Fukushima un anno dopo".

Venerdì 9 marzo alle ore 21.00, 
presso lo Spazio Giovani - Informagiovani in via Como 21 a Varese:  
proiezione del documentario "Into eternity".
Interverranno i rappresentanti delle due associazioni.  

Il documentario
Il regista danese Michael Madsen guida lo spettatore all'interno di un laboratorio sotterraneo, Onkalo, situato su un'isola finlandese, destinato ad essere deposito permanente delle famose scorie. Ancora in costruzione, nel 2100 Onkalo sarà completato e infine tappato dal cemento per far sì che il proprio contenuto non possa nuocere fintanto che verrà considerato un pericolo per la vita, un lasso di tempo stimato in almeno 100mila anni. Una cifra che va ben al di là della comprensione umana e che rende impossibile anche solo immaginare cosa possa nel mentre accadere.

L'attualità della battaglia antinucleare
Tra le tante attività che contraddistinguono il lavoro di Legambiente nell’ambito dell’energia, è importante ricordare il Progetto Rugiada, sostegno a distanza per i bambini bielorussi che vivono ancora oggi le conseguenze dell’incidente di Cernobyl. Proprio in Bielorussia, il Paese in cui si svolge il nostro progetto e dove si è riversato il 70% del fall out radioattivo della catastrofe avvenuta nel 1986, il presidente Lukashenko sta lavorando per la costruzione della prima centrale nucleare.

Sembra quasi un paradosso in un periodo storico in cui, da più parti, si assiste ad un passo indietro sull’energia atomica. Il cosiddetto “rinascimento nucleare” infatti in seguito all’incidente di Fukushima ha portato ad un ripensamento sia in molti Stati che in passato hanno investito molto su questa forma di energia, sia nel nostro Paese che con i quesiti referendari di giugno 2011 ha arginato un suo possibile ritorno. Un paradosso ancora più forte se si pensa ai danni subiti proprio dalla popolazione bielorussa che ancora oggi ne subisce le conseguenze in termini ambientali, sociali ed economici, soprattutto nelle aree a sud, quelle che confinano con l’Ucraina.

Ma c’è di più. Se è vero che, in seguito all’incidente di Fukushima, c’è stata una battuta d’arresto e una riflessione forte sul tema del nucleare ancora oggi in tutto il mondo si parla di 63 centrali attualmente in costruzione e questa informazione non è comunque confortante. Significa che non dobbiamo abbassare la guardia, significa che il pericolo nucleare è ancora forte e dobbiamo continuare nella nostra lotta e nella nostra campagna di informazione su questa forma di energia costosa e pericolosa.

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