mercoledì 7 dicembre 2011

L'insicurezza in città

Il Rapporto Ecosistema Urbano che analizza la qualità ambientale delle città (qui la situazione di Varese), nel 2011 per la prima volta ha focalizzato la sua attenzione sulla sicurezza.
Con una prospettiva originale, che ci pare molto attuale in questi giorni tra lo smog, il dissesto idrogeologico, le iniziative a favore dei migranti, le recenti ordinanze...
Ecco una parte dell'introduzione:

Prendiamo Milano. Ci sono stati 15 omicidi nel 2010. I morti sul lavoro sono stati 34. Le vittime di incidenti stradali sono state 40 e oltre 800 i decessi legati allo smog. Lasciando da parte la scontata (e spesso ipocrita) retorica sull’importanza di ogni singola vita umana, questi numeri da cronaca nera raccontano una realtà diversa da quella narrata quotidianamente da certa politica e da certi media: c’è davvero un’emergenza sicurezza in Italia, ma è palese che non riguarda esclusivamente la sicurezza individuale.
Quindici omicidi nel capoluogo meneghino sono tanti? No, sono troppi.
Ma nello stesso tempo 34 omicidi bianchi solo a Milano e mille in Italia sono una strage vergognosa per il sistema produttivo di un Paese che ama definirsi civile.
Così come lo sono le morti, evitabilissime, degli incidenti stradali e quelle, altrettanto evitabili, che l’Organizzazione mondiale della sanità adde­bita alle alte concentrazioni di inquinamento atmosferico prodotto dal traffico nei centri urbani. Non si tratta,
vale la pena sottolinearlo, di elaborare per Milano, per Roma o per qualsiasi altro Comune una squallida e strumentale contabilità della morte. Si tratta piuttosto di contrastare la vulgata politica che, insistentemente, ha associato alla parola sicurezza sempre più il tema della paura, plasmando un distorto immaginario che declina il termine solo in una dimensione individuale.

Sfugge - o è stato accantonato in un angolo - il valore collettivo della sicurezza. La sicurezza di ogni singola persona, soprattutto nelle città, è invece direttamente e largamente col­legata alla qualità comunitaria della vita, alla cura delle relazioni sociali, alla garanzia di poter contare su tante sicurezze: sanitaria, sociale, ambientale, climatica, idrogeologica, alimentare, del lavoro e sul lavoro, stradale, idrica o energetica.
Questa contraffatta narrazione di tanti decisori locali e nazionali (rincorsa o rinfocolata dai me­dia) ha prodotto un’inazione negli altri campi decisivi per la sicurezza di una città e del Paese. Ci siamo tutti appassionati al dibattito sull’impiego dell’esercito nei centri urbani o sulle ronde padane, mentre pochi si domandano come sia possibile che Milano o Torino siano in preda a un’emergenza smog perenne, pochi notano come a fronte di una mortalità in incidenti stradali complessivamente in calo quella che coinvolge pedoni e ciclisti nelle aree urbane sia invece in aumento, pochi si scandalizzano del fatto che molte case e molte scuole in aree a rischio terremoto non siano state costruite o ristrutturate con criteri antisismici, pochissimi segnalano l’esigenza della prevenzione e della manutenzione di un territorio assai fragile, che ciclicamente produce tragedie come quelle di Sarno e Messina. Senza dimenticare la spazzatura napoletana e quella sempre pronta ad accatastarsi in altre città dove la catena del ciclo dei rifiuti è talmente arrugginita che basta un piccolo intoppo per mandare in tilt tutto l’ingranaggio.
Insomma, per lo smog come per i rifiuti, per i morti sul lavoro come per la sicurezza stradale, nessun politico utilizza quella formuletta oratoria abusata in altri campi: tolleranza zero.

Dall'introduzione al Rapporto Ecosistema Urbano 2011, ottobre

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