mercoledì 2 novembre 2011

Metà provincia a rischio idrogeologico


914 Comuni classificati come a rischio frane o alluvioni in Lombardia, con 300.000 persone potenzialmente esposte. In provincia di Varese sono 69 i Comuni coinvolti, compreso il capoluogo: il 49% del totale provinciale: 18 a rischio frana, 45 a rischio alluvione e 6 ad entrambe. Una situazione critica che non sempre gli operatori pubblici considerano con la dovuta attenzione.
Per questo Legambiente e Protezione Civile hanno redatto l'anno scorso il rapporto “Ecosistema Rischio”, in cui valutano l’esposizione al rischio idrogeologico (presenza di industrie, case o interi quartieri nelle zone a rischio) e le azioni positive o negative da essi attuate, come la manutenzione degli alvei dei fiumi, la messa in sicurezza, delocalizzazioni, redazione di piani di emergenza, attività di informazione e sensibilizzazione.
La situazione del Varesotto non è tra le peggiori della Regione, ma poche sono le realtà che raggiungono un dato positivo:
spicca Castelveccana, che si aggiudica un 7 per non avere aree industriali in zone a rischio, aver recepito il Piano di Assetto Idrogeologico ed aver predisposto azioni di informazione e piani di intervento, conquistando l’undicesimo posto a livello regionale (classifica “vinta” da Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia) e il primo a livello provinciale. Positiva o sufficiente valutazione anche per Cuvio, Oggiona S.Stefano, Malnate, Grantola, Mesenzana.
Sesto Calende invece ottiene il record negativo: maglia nera regionale insieme a Isola Dovarese (CR) con la pessima valutazione di 0,5 a causa di industrie e interi quartieri in aree a rischio senza interventi di delocalizzazione e di un piano d’emergenza aggiornato. Negative valutazioni anche per, tra gli altri, Cassano Magnago, Laveno, Porto Ceresio, Cardano, Cittiglio, Besano, Castelseprio, Olgiate, Cadegliano, Gavirate e Taino.
La stessa città di Varese con la sua insufficienza pari a 5 non brilla, anche se altri capoluoghi hanno situazioni ancora più critiche. Il rapporto evidenzia la presenza di industrie e abitazioni in aree a rischio e la loro mancata delocalizzazione, mentre in positivo anche l’attuazione di sistemi di monitoraggio, lavori di manutenzione degli alvei dell’Olona e del Vellone e la realizzazione utili opere idrauliche senza ato negativo, però, l'mnutenzione a rischio, . Ultimo dato negativo, però, è l’assenza di un piano di emergenza aggiornato negli ultimi due anni.
Non stiamo parlando di meri dati, numeri e tabelle – dichiara Alberto Minazzi, coordinatore provinciale di Legambiente -: tutti abbiamo potuto constatare negli ultimi anni che cosa sia il dissesto idrogeologico e quali conseguenze comporti. Purtroppo quello che spesso accade è che i comuni si attivano, quando lo fanno, quando il danno è gia avvenuto”. Legambiente sottolinea infatti che “non si possono restringere e cementificare gli alvei dei fiumi, come per esempio successo con la costruzione dello svincolo dell’Iper, e poi stupirsi degli effetti. E a Varese il progetto della Gasparotto – Borri continua ad andare nella direzione sbagliata, essendo l’area interessata a rischio idrogeologico”
Per l’associazione ambientalista è dunque nelle scelte di pianificazione che si deve intervenire. “Basta permessi di costruire nelle zone non adatte, - conclude Minazzi -  senza considerare le modifiche che si apportano all’equilibrio idrogeologico, in particolare in un territorio, come il nostro, ricco di corsi d’acqua. Il problema, per esempio, della ricerca dei fondi statali per poter ripristinare i luoghi vittima di alluvioni e/o frane può essere evitato pensando a soluzioni a monte del problema e non esclusivamente a soluzioni tampone.”

Comuni a rischio idrogeologico in Lombardia 

Regione
Provincia
Frana
Alluvione
Frana e alluvione
Totale
% totale comuni
Lombardia

231
435
248
914
59%

Bergamo
76
53
54
183
75%

Brescia
30
48
61
139
67%

Como
44
4
28
76
47%

Cremona
0
53
0
53
46%

Lecco
28
11
16
55
61%

Lodi
0
41
0
41
67%

Milano
0
44
0
44
32%

Mantova
0
42
0
42
60%

Monza e Brianza
0
18
0
18
36%

Pavia
33
74
10
117
62%

Sondrio
2
2
73
77
99%

Varese
18
45
6
69
49%
Fonte: Report 2003 - Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Unione Province d’Italia.

Cosa possono fare i Comuni 
Le amministrazioni comunali possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico essenzialmente in due diversi settori: 
- nelle attività  ordinarie legate alle gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l’adeguamento alle norme di salvaguardia dettate dai Piani di bacino e la corretta manutenzione delle sponde e delle opere idrauliche
- nella redazione dei piani di emergenza, che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, perché sappia esattamente cosa fare e dove andare in caso di emergenza,  nonché nell’organizzazione locale di protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana
Cos’è e a cosa serve “Ecosistema Rischio”
 “Ecosistema Rischio” è l’indagine di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile realizzata per conoscere la condizione attuale dei comuni italiani classificati a rischio idrogeologico da Ministero dell’Ambiente e Unione Province Italiane nel 2003.
In primo luogo si valuta l’effettiva entità dell’esposizione al rischio dei comuni italiani considerando la presenza di abitazioni, insediamenti industriali, strutture sensibili (scuole, ospedali, ecc.) e di interi quartieri in aree esposte a pericolo di frane e/o alluvioni.
In secondo luogo, l’indagine ha voluto verificare la realizzazione di interventi finalizzati alla mitigazione del rischio: ai comuni infatti compete spesso una importante attività di monitoraggio della situazione di rischio su tutto il territorio..
Da tutti i dati raccolti è  stata realizzata una vera e propria classifica che tiene conto dell’azione dei comuni nella mitigazione del rischio idrogeologico. 
L’indagine vuole essere uno strumento utile non solo per valorizzare l’esperienza dei comuni più attivi, che dimostrano come una buona gestione del territorio sia possibile e che devono diventare un esempio per tutta la regione, ma vuole servire soprattutto per stimolare le amministrazioni locali ancora in ritardo.

1 commento:

Giunca ha detto...

Non so esattamente quanto tempo è trascorso da quando ho avuto modo di vedere la devastazione operata da quel "bravo signore" architetto che in ragione della sua bella vista lago ha fatto spazzare via un boschetto di bellezza rara davanti alla casa dove abitavo ad Ardena di Brusimpiano. "Alberi malati" si è giustificato così il "bravo signore". Malati non erano gli alberi ma questa mentalità che purtroppo è sempre più diffusa e tollerata e che pretende di avere ragione a tutti i costi. La questione del taglio, maldestramente autorizzato dal comune di appartenenza (Brusimpiano) è finita nel calderone delle cose che "comunque si potevano fare". Non poteva che essere così d'altronde.
Sto vedendo ora in tv la gente che piange e si dispera con il fango intorno...fa un certo effetto e dispiace vedere tutto questo ma mi viene da pensare se in mezzo a questa gente ci sia anche qualcuno che in qualche circostanza ha contribuito a violentare la natura come in molti casi ai quali ho assistito compreso quello sopra descritto...chissà quanti comuni compiacenti, quante "viste lago" ed "alberi malati" ci sono dietro questa nuova vicenda. Ma tutto finisce nel calderone delle cose che "si potevano fare".