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Comuni classificati come a rischio frane o alluvioni in Lombardia, con 300.000
persone potenzialmente esposte. In provincia di Varese sono 69 i Comuni
coinvolti, compreso il capoluogo: il 49% del totale provinciale: 18 a rischio frana, 45 a rischio alluvione e 6 ad
entrambe. Una situazione critica che non sempre gli operatori pubblici
considerano con la dovuta attenzione.
Per questo Legambiente e Protezione Civile hanno redatto l'anno scorso il rapporto “Ecosistema
Rischio”, in cui valutano l’esposizione al rischio idrogeologico (presenza
di industrie, case o interi quartieri nelle zone a rischio) e le azioni positive
o negative da essi attuate, come la manutenzione degli alvei dei fiumi, la messa
in sicurezza, delocalizzazioni, redazione di piani di emergenza, attività di
informazione e sensibilizzazione.
La situazione del Varesotto non è tra le peggiori della Regione, ma poche
sono le realtà che raggiungono un dato positivo:
spicca Castelveccana,
che si aggiudica un 7 per non avere aree industriali in zone a rischio, aver
recepito il Piano di Assetto Idrogeologico ed aver predisposto azioni di informazione
e piani di intervento, conquistando l’undicesimo posto a livello regionale
(classifica “vinta” da Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia) e il primo
a livello provinciale. Positiva o sufficiente valutazione anche per
Cuvio, Oggiona S.Stefano, Malnate, Grantola, Mesenzana.
Sesto Calende invece ottiene il record negativo: maglia nera regionale insieme a Isola
Dovarese (CR) con la pessima valutazione di 0,5 a causa di industrie e
interi quartieri in aree a rischio senza interventi di delocalizzazione e di un
piano d’emergenza aggiornato. Negative valutazioni anche per, tra gli altri,
Cassano Magnago, Laveno, Porto Ceresio, Cardano, Cittiglio, Besano,
Castelseprio, Olgiate, Cadegliano, Gavirate e Taino.
La stessa città di Varese con la sua insufficienza pari a 5 non
brilla, anche se altri capoluoghi hanno situazioni ancora più critiche. Il
rapporto evidenzia la presenza di industrie e abitazioni in aree a rischio e
la loro mancata delocalizzazione, mentre in positivo anche l’attuazione di
sistemi di monitoraggio, lavori di manutenzione degli alvei dell’Olona e del
Vellone e la realizzazione utili opere idrauliche . Ultimo
dato negativo, però, è l’assenza di un piano di emergenza aggiornato negli
ultimi due anni.
“Non
stiamo parlando di meri dati, numeri e tabelle – dichiara Alberto
Minazzi , coordinatore provinciale di Legambiente -: tutti abbiamo potuto constatare negli ultimi
anni che cosa sia il dissesto idrogeologico e quali conseguenze comporti.
Purtroppo quello che spesso accade è che i comuni si attivano, quando lo fanno,
quando il danno è gia avvenuto”. Legambiente sottolinea infatti che “non
si possono restringere e cementificare gli alvei dei fiumi, come per esempio successo con la
costruzione dello svincolo dell’Iper, e poi stupirsi degli effetti. E a Varese il progetto della Gasparotto – Borri continua ad andare
nella direzione sbagliata, essendo l’area interessata a rischio idrogeologico”
Per
l’associazione ambientalista è dunque nelle scelte di pianificazione che si
deve intervenire. “Basta permessi di
costruire nelle zone non adatte, - conclude Minazzi - senza
considerare le modifiche che si apportano all’equilibrio idrogeologico, in
particolare in un territorio, come il nostro, ricco di corsi d’acqua. Il problema, per esempio, della ricerca dei fondi statali per poter ripristinare i luoghi vittima
di alluvioni e/o frane può essere evitato pensando a soluzioni a monte del problema e non esclusivamente a soluzioni
tampone.”
Comuni a
rischio idrogeologico in Lombardia
Regione
|
Provincia
|
Frana
|
Alluvione
|
Frana
e alluvione
|
Totale
|
% totale comuni
|
Lombardia
|
231
|
435
|
248
|
914
|
59%
|
|
Bergamo
|
76
|
53
|
54
|
183
|
75%
|
|
Brescia
|
30
|
48
|
61
|
139
|
67%
|
|
Como
|
44
|
4
|
28
|
76
|
47%
|
|
Cremona
|
0
|
53
|
0
|
53
|
46%
|
|
Lecco
|
28
|
11
|
16
|
55
|
61%
|
|
Lodi
|
0
|
41
|
0
|
41
|
67%
|
|
Milano
|
0
|
44
|
0
|
44
|
32%
|
|
Mantova
|
0
|
42
|
0
|
42
|
60%
|
|
Monza e Brianza
|
0
|
18
|
0
|
18
|
36%
|
|
Pavia
|
33
|
74
|
10
|
117
|
62%
|
|
Sondrio
|
2
|
2
|
73
|
77
|
99%
|
|
Varese
|
18
|
45
|
6
|
69
|
49%
|
Fonte: Report 2003 - Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e Unione Province d’Italia.
Cosa possono fare i Comuni
Le amministrazioni comunali possono intervenire per contrastare il
rischio idrogeologico essenzialmente in due diversi settori:
- nelle
attività ordinarie legate alle gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di
abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, l’adeguamento alle norme
di salvaguardia dettate dai Piani di bacino e la corretta manutenzione delle sponde e
delle opere idrauliche
- nella redazione dei piani di emergenza, che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione,
perché sappia esattamente cosa fare e dove andare in caso di emergenza,
nonché nell’organizzazione locale di
protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci
in caso di alluvione o frana
Cos’è e a cosa
serve “Ecosistema Rischio”
“Ecosistema Rischio” è l’indagine di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile realizzata
per conoscere la condizione attuale dei comuni italiani classificati a rischio
idrogeologico da Ministero
dell’Ambiente e Unione Province Italiane nel 2003.
In primo luogo si valuta l’effettiva entità dell’esposizione
al rischio dei comuni italiani considerando
la presenza di abitazioni, insediamenti industriali, strutture sensibili
(scuole, ospedali, ecc.) e di interi quartieri in aree esposte a pericolo di
frane e/o alluvioni.
In secondo luogo, l’indagine ha voluto verificare la realizzazione di interventi finalizzati
alla mitigazione del rischio: ai comuni
infatti compete spesso una importante attività di monitoraggio della situazione
di rischio su tutto il territorio..
Da tutti i dati raccolti è stata realizzata una vera e
propria classifica che tiene conto dell’azione dei comuni nella mitigazione del
rischio idrogeologico.
L’indagine
vuole essere uno strumento utile non solo per valorizzare l’esperienza dei
comuni più attivi, che dimostrano come una buona gestione del territorio sia
possibile e che devono diventare un esempio per tutta la regione, ma vuole servire soprattutto per stimolare
le amministrazioni locali ancora in ritardo.
1 commento:
Non so esattamente quanto tempo è trascorso da quando ho avuto modo di vedere la devastazione operata da quel "bravo signore" architetto che in ragione della sua bella vista lago ha fatto spazzare via un boschetto di bellezza rara davanti alla casa dove abitavo ad Ardena di Brusimpiano. "Alberi malati" si è giustificato così il "bravo signore". Malati non erano gli alberi ma questa mentalità che purtroppo è sempre più diffusa e tollerata e che pretende di avere ragione a tutti i costi. La questione del taglio, maldestramente autorizzato dal comune di appartenenza (Brusimpiano) è finita nel calderone delle cose che "comunque si potevano fare". Non poteva che essere così d'altronde.
Sto vedendo ora in tv la gente che piange e si dispera con il fango intorno...fa un certo effetto e dispiace vedere tutto questo ma mi viene da pensare se in mezzo a questa gente ci sia anche qualcuno che in qualche circostanza ha contribuito a violentare la natura come in molti casi ai quali ho assistito compreso quello sopra descritto...chissà quanti comuni compiacenti, quante "viste lago" ed "alberi malati" ci sono dietro questa nuova vicenda. Ma tutto finisce nel calderone delle cose che "si potevano fare".
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