sabato 9 luglio 2011

Il presente e il futuro del lago di Varese

Sotto trovate la nostra posizione sulla tutela del lago di Varese: balneabilità, investimenti, salvaguardia dell'ecosistema... 
Il dibattito è aperto e la questione è sostanziale: dalla prossima estate, secondo i monitoraggi dell’Asl, si potrebbe riaprire la possibilità di fare il bagno nel lago di Varese.
Legambiente pone però un'altra questione: se e quando il lago verrà dichiarato balneabile, cosa ne sarà dell’ecosistema?. Il pericolo non è da sottovalutare, insieme ai bagnanti potrebbero arrivare sulle sponde nuove strutture e impianti per accogliere i turisti, aumentando la pressione antropica sull’ecosistema lacustre.

"Il punto principale non è la balneabilità ma le soluzioni per preservare un ambiente naturale già fragile – dichiara Dino De Simone, presidente del circolo di Varese -; sono necessari investimenti per dotare il territorio di nuovi collettori e per la divisione delle acque bianche dalle acque nere. Ancor prima di pensare a costose soluzioni come l’abbattimento dell’eccesso di fosforo attraverso il Phoslock, sarebbe meglio affrontare il problema alla radice, eliminando gli scarichi non depurati che si riversano ancora oggi nel lago, investendo quindi in opere infrastrutturali”.
In vista della possibilità di riapertura alla balneazione, l'associazione si interroga
su cosa intendono fare le Amministrazioni locali, ricordando loro che il lago di Varese è stato inserito nell’elenco di Zone di Protezione Speciale (ZPS) e fa parte del sistema europeo di Rete Natura 2000. Inoltre l’obiettivo del raggiungimento dello stato ecologico “buono” al 2015 indicato nella direttiva europea 2000/60, già difficilmente raggiungibile, rischia di essere nuovamente compromesso.
“Sproniamo i Sindaci dei Comuni costieri ad esprimersi fin da ora sulle loro intenzioni assumendosi, in modo coordinato, la responsabilità del mantenimento della qualità del lago – dichiara Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei laghi -. E’ auspicabile che una buona notizia, come quella della riapertura ai bagnanti, non sia il pretesto per una riconversione territoriale scellerata che causerebbe danni non solo all’ecosistema ma anche al paesaggio”.

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