Nel dossier "Unesco all'italiana" Legambiente denuncia i mali relativi ai siti italiani patrimonio dell'Umanità. E inserisce il Sacro Monte tra le località da difendere.
“Il Sacro Monte di Varese, tra i luoghi più cari agli abitanti della città – si legge a pag. 23 del dossier - è minacciato dal progetto di costruzione di due parcheggi. Uno proprio in vetta: 80 posti, 100 metri per 15 di larghezza, un piano interrato, al costo di 1,5 milioni di euro. L’altro a valle, alla Prima Cappella: 210 posti, due piani interrati, al costo di 3,5 milioni di euro. Il progetto era stato presentato a fine settembre 2010 dall’assessore regionale alle infrastrutture Raffaele Cattaneo , nell’ambito dell’accordo di programma tra Regione, Provincia, Comune e Parco del Campo dei Fiori. A marzo 2011 il progetto è stato nuovamente proposto, con alcune modifiche rispetto a quello iniziale, modifiche che però non cambiano la sostanza.”
Le criticità che Legambiente Varese evidenzia sono:
la friabilità della roccia, che porrebbe problemi di stabilità della struttura; i vincoli che tutelano l’area in oggetto (inserita, tra l’altro, nel Parco Regionale del Campo dei Fiori); l’insensatezza della scelta di favorire l’uso in massa del mezzo privato, a maggior ragione di fronte alla presenza di una funicolare e di un collegamento con il trasporto pubblico locale che andrebbero implementati nell’ottica dello sviluppo di un modello di fruizione sostenibile e non impattante.
“Secondo noi – ribadiscono i rappresentanti locali del Cigno Verde - sono quest’ ultime le strade per valorizzare il Sacro Monte e affrontare la questione della sua accessibilità. Stiamo preparando un questionario da sottoporre ai candidati sindaco in vista delle elezioni amministrative in città: sicuramente inseriremo la richiesta di esprimere una posizione chiara sul progetto dei parcheggi. ”.
Rappresentano un capolavoro del genio umano, sono esempi eccezionali di arte, architettura e natura, in grado di raccontare la cultura e la storia di una civiltà esistente o scomparsa. Sono luoghi e opere uniche al mondo e per questo rientrano nella lista dei beni patrimonio dell’Umanità stilata dall’Unesco, che le seleziona secondo criteri molto stringenti. L’Italia è tra i Paesi al mondo che ne possiede di più, ma troppo spesso, dopo aver ottenuto il prestigioso titolo, lascia questi tesori al proprio destino, senza fondi per il mantenimento e a volte senza alcun tipo di cura.
Legambiente richiama l’attenzione sulle emergenze dei siti italiani patrimonio dell’Umanità con il dossier Unesco all’italiana e chiede che il riconoscimento attribuito dall’organizzazione delle Nazioni Unite sia valorizzato meglio e non rimanga solo sulla carta come spesso avviene. Dei quarantacinque siti Unesco italiani, infatti, oltre la metà (23) è afflitta da situazioni critiche più o meno gravi che ne mettono a repentaglio il futuro.
Tra questi ci sono beni paesaggistici unici al mondo come la costiera Amalfitana , un tratto di costa che tutto il mondo ci invidia, dove dilagano abusivismo edilizio ed emergenza rifiuti; le isole Eolie, il parco nazionale del Cilento; la laguna di Venezia.
In pericolo anche aree archeologiche di straordinario interesse come Agrigento, Siracusa e la necropoli rupestre di Pantalica, le necropoli etrusche di Cerveteri e le famosissime Pompei ed Ercolano che lottano quotidianamente contro il degrado, l’emergenza crolli, i rifiuti, gli abusi edilizi e la scarsità di servizi.
Tra i principali mali che incombono sui siti Unesco italiani, Legambiente segnala automobili, traffico e sviluppo urbanistico, oltre ad incuria, scarsa manutenzione e a volte il malcostume.
“Il recupero e della valorizzazione dei beni culturali può diventare l’asse portante di un diverso sviluppo del turismo – dichiara Rossella Muroni, direttrice regionale di Legambiente - che porta lavoro e benessere e al tempo stesso promuove l’attenzione e l’amore degli italiani verso i tesori d’arte. Un Paese civile non può lasciare che simili tesori scompaiano sotto l’ombra del degrado, sono un patrimonio dell’umanità sempre e non solo quando devono candidarsi a entrare nella lista Unesco”.
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