martedì 8 febbraio 2011

No alla cava Italinerti: la battaglia è difficile ma continua


Un articolo di Francesca De Matteis su Varese7press dopo l'assemblea di venerdì sera sulla Bevera:
Qualcuno tra il pubblico, che ieri sera ha letteralmente invaso il salone estense del Comune di Varese, non è riuscito a trattenere un urlo di sdegno quando Bortoluzzi, nel leggere la lettera dell’assessore provinciale Marsico che si scusava per non aver potuto partecipare all’assemblea pubblica per la salvaguardia del patrimonio idrico e naturalistico della Valle Bevera, sottolinea che pochi giorni fa la Regione Lombardia ha ritenuto di escludere la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) richiesta dai comuni per la riapertura della cava Nidoli – Italinerti.
Un duro colpo per associazioni, ambientalisti, Comuni e soprattutto cittadini che da diverso tempo ormai lottano per la tutela di un territorio che sempre più rischia di cambiare completamente- e per sempre- la propria fisionomia. Ieri sera infatti non si è parlato solo della riapertura della cava Italinerti e degli impatti ambientali che da essa potrebbero derivarne (come un possibile inquinamento delle falde), ma si è parlato anche
delle prossime infrastrutture che contribuiranno a martoriare ancora di più un’area già saccheggiata. Sempre nella valle della Bevera infatti è previsto il passaggio della tangenziale est della pedemontana (per la cui costruzione con ogni probabilità verrà utilizzato il materiale ottenuto dalla riapertura della cava) e la costruzione del tratto ferroviario Arcisate – Stabio.
Durante la serata si è cercato di analizzare la “situazione” da differenti punti di vista, quello tecnico – geologico, quello legislativo e quello paesaggistico. A portare il loro contributo erano presenti il geologo Alessandro Uggeri, il presidente di Aspem Varese William Malnati, l’avv. Boscolo e il presidente del Parco del Campo dei Fiori Giuseppe Barra. Presenti ovviamente i rappresentanti di alcuni comuni della valle e non solo e il sindaco di Cantello Vincenzi.
E’ un’aria nuova quella che si respira. Nonostante il momento non sia di certo tra i più rosei (e la mannaia del no alla VIA ne è un esempio…) c’è voglia di non gettare la spugna. La pensa così il sindaco di Cantello: “Siamo tutti qui a parlare di ambiente e di tutela delle acque e questo capitava di rado in passato. E’ un segnale forte, al di là di ogni credo politico”. Anche il vicesindaco di Varese crede che non bisogna rassegnarsi. Ricorda i buoni risultati ottenuti, a distanza di tempo, con la ferrovia Arcisate – Stabio, che grazie alla perseveranza e determinazione di tutti ha permesso di ottenere una mitigazione del progetto iniziale.
Molta fiducia viene riposta nella procedura che sta per vedere la nascita del PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale). Questo infatti, sempre secondo gli addetti ai lavori, è uno strumento fondamentale poiché finalmente la valle della Bevera verrà istituzionalizzata, ovvero le verrà riconosciuta quell’importanza ambientale e paesaggistica che tanto le spetta (dopo anni e anni di assenza di regole che ha permesso che ognuno e ovunque potesse scavare e togliere ghiaia e terra). Strumento fondamentale se accompagnato al ruolo che dovranno costantemente esercitare anche i comuni, i veri attori del territorio insieme a cittadini e associazioni. Questi ultimi infatti meglio della regione Lombardia – che ha ritenuto inutile effettuare una VIA – conoscono il proprio territorio, non per peccare di presunzione, ma per il semplice fatto che lo si tocca con mano, lo si vive giorno per giorno, lo si conosce. E’ vero che la VIA si rilascia in particolari situazioni che riguardano le dimensioni di determinati progetti e non riguarda le cave di recupero, come quella della Nidoli – Italinerti o come quella della Rasa che versa in una situazione simile. Ma se si analizzasse meglio il concetto di “recupero” e lo si traducesse in “con la scusa del recupero mi porto via un bel pezzo di montagna” probabilmente ci sarebbero meno “buchi” nelle nostre montagne.
FRANCESCA DE MATTEIS

1 commento:

mile.na.be ha detto...

Dopo quello che la Commissione provinciale per il paesaggio ha autorizzato sullo Stretto di Lavena
( camminamenti in cemento e beole, fontane in mosaico, scivoli rampe e palcoscenici in porfido rosso e grigio) non mi meraviglio più di niente: a poco a poco si demolirà anche il concetto di ambiente e di paesaggio e tutto potrà essere lecito!