Egregio direttore,
Le scrivo a proposito dell'articolo "EXPO verde acido". Siamo certamente onorati dell'attenzione e dello spazio che ha voluto dedicare alla nostra associazione, tuttavia mi ha colpito la sproporzione fra la pesante insinuazione (per altro un po' ingenua, se davvero l'autore ritiene credibile che Legambiente "gioca da sola una partita miliardaria destinata a cambiare il volto di Milano") e le "dimostrazioni" che si esauriscono in singole attività di valore, purtroppo!, assai limitato, accostando, inoltre, questioni di natura molto diversa, quali l'iniziativa politica sull'Expo e la sollecitazione di attività economiche virtuose. Sulla vicenda Expo,come pure viene detto nell'articolo, essere nella consulta ambientale per noi è un modo per cercare di evitare speculazioni e colate di cemento e per provare ad influenzare verso la sostenibilità scelte strategiche per il futuro di Milano. Sono valutazioni politiche ed il dibattito, dentro e fuori dell'associazione, è legittimo ed utile. Ma cosa c'entra tutto ciò con la seconda parte dell'articolo, che con furbi accostamenti, allusioni ed inversioni cronologiche suggerisce collusioni e favoritismi, il tutto in un clima di allegra "disinvoltura" etica? Parliamo di partecipazioni azionarie a, purtroppo piccole, società come AzzeroCO2 e Car Sharing Italia, che per noi rappresentano un grande risultato politico e che fanno parte della stessa strategia che ci porta ad essere nel Paese la prima organizzazione schierata contro ecomafie, inquinatori ed abusivismi di ogni sorta. Società che erogano virtuosi servizi di mobilità sostenibile, di ricerca e consulenza ambientale, di riduzione dell'inquinamento di gas climalteranti. Società che servono a fare le cose.
Lo stesso vale per il Premio all'Innovazione Amica dell'Ambiente, che è diventato il principale crocevia delle piccole imprese, delle istituzioni pubbliche e della capacità italiana di fare innovazione nei prodotti e nei servizi eco-sostenibili del futuro. Hanno partecipato al nostro Premio ormai quasi un migliaio di aziende ed enti, alcune hanno deciso di investire, negli anni successivi, in contratti di pubblicità sulla nostra rivista "La nuova ecologia".
Nulla da nascondere, tutto pubblico, tutto orgogliosamente dichiarato in conferenze stampe e siti web. Quei dati, quelle informazioni e quelle quote azionarie sono sui nostri documenti congressuali, sul nostro bilancio e, come ambientalisti, ci rammarichiamo semmai del fatto che siamo gli unici a tentare di tenere in piedi economicamente un'attività come il car sharing e che non ci siano purtroppo ancora abbastanza gruppi privati disposti a investire in questi settori. Se solo poi si traducessero le quote azionarie in cifre si farebbe probabilmente un'informazione più corretta e si ristabilirebbe la giusta dimensione del fenomeno. Leggere ad esempio che "il milanese Poggio con il suo 10% risulta il terzo maggiore azionista di Car Sharing Italia" è un conto, sapere poi che quel 10% vale appena 2.000 euro sarebbe stato decisamente un altro. E' più o meno la stessa distanza che corre fra piazzetta Cuccia a Milano e Parco della Vittoria sul tabellone del Monopoli. E poi stiamo parlando di un cittadino che ha deciso di investire in una fabbrica che costruisce cluster bomb o in attività altamente ecocompatibili, la cui diffusione andrà a vantaggio di tutti?
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente
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