«I termini scadono tra meno di un mese, ma gli enti coinvolti non ne vogliono sapere, la Regione non si assume la responsabilità di coordinare il processo, e quella che poteva essere una possibilità di razionalizzazione e di estensione delle aree protette rischia di rivelarsi l’ennesima occasione persa per il territorio e per l’ambiente».
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È durissimo il giudizio di Marzio Marzorati, vicepresidente e responsabile Aree Protette di Legambiente Lombardia, e Valentina Minazzi, presidente di Legambiente Varese.
L'associazione ambientalista ieri sera ha incontrato rappresentanti dei Parchi interessati, come il Presidente del Campo dei Fiori Giuseppe Barra, e alcuni amministratori locali, dall'assessore di Carnago Francesca Porfiri all'assessore varesino Dino De Simone, per discutere della legge regionale 28 di razionalizzazione dei Parchi, approvata a novembre da Regione Lombardia.
Una norma che, sulla carta, ha delle buone potenzialità: l’obiettivo è quello di semplificare la gestione (oggi affidata a 80 enti gestori) e di incentivare l’accorpamento volontario tra parchi esistenti. Per questo sono state create nove Macroaree omogenee di riferimento, all’interno delle quali possono essere previste le fusioni. Il territorio della provincia di Varese è compreso nella Macroarea 1: i parchi di Campo dei Fiori, Pineta, Spina Verde, Groane, Valle del Lambro, Montevecchia e Valle del Curone, Bosco delle Querce. «La Regione, però – insiste Marzorati - ha dato solo linee guida indicative per avviare l’iter senza indicare alcuna procedura né tanto meno eleggere un ente di riferimento capace di favorire il processo aggregativo. Ha assegnato ai Parchi regionali il compito di esercitare tale delega di coordinamento, ma non li ha dotati di risorse dedicate né di reale autorità nei confronti dei soggetti che non vorranno conferire tale responsabilità gestionale al parco regionale di riferimento». Insomma: la legge è stata fatta, ma la Regione non si sta interessando al processo che la renderà operativa, e il risultato è che, anche a Varese, le fusioni auspicate non ci saranno.
Una posizione ribadita dai gestori anche nell’incontro di ieri sera, presso la sede varesina dell’associazione in via Rainoldi che però ha fatto emergere la necessità e la volontà degli amministratori di avviare un reale coordinamento che porti a una più efficace gestione del territorio anche nel mantenimento delle autonomie. «Non solo non c’è la reale volontà della Regione di razionalizzare l’esistente – insistono gli ambientalisti – non si sta nemmeno più parlando di nuove aree protette. Ma se la logica è quella di accorpare e razionalizzare la gestione in macroaree, allora che si pensi a crearne una nuova, originale ed omogenea, come potrebbe essere un Parco Regionale dell’Olona. Una grande area protetta, dalla Rasa di Varese, dove la sorgente del fiume zampilla nell’area di Villaggio Cagnola, fino a Rho, dove l’Olona confluisce nel Naviglio». Un’idea che è molto più di una provocazione: è un progetto fattibile, che potrebbe riunire 25 comuni solo in provincia di Varese, seguendo il corso di un fiume fondamentale per il nostro territorio, che già attraversa 7 Plis e tocca due Parchi regionali. Che potrebbero così riunirsi attorno ad un comune denominatore, tutelando il fiume, le sue sponde e una fetta di territorio lombardo che, dopo l’implosione delle grandi industrie dell’inizio ‘900, sta ancora cercando una sua identità.
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